Il Ministro dell'Agricoltura Catabia, Lagnasco e la frutticoltura

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Data:

sabato, 09 marzo 2013

Il Ministro all&#39Aprofrut

Descrizione

LAGNASCO – Mattinata tutta lagnaschese, quella di venerdì scorso, per il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania.

Alle 8,45 era atteso da una folta platea di frutticoltori nell’incontro organizzato da Assortofrutta e Confcooperative, con la regia dell’UDC di cui è capolista alle imminenti elezioni, nella sala dell’Asprofrut.

È giunto con un’ora di ritardo al primo di una lunga serie di appuntamenti in programma nel corso della giornata, senza peraltro giustificarsi di fronte ai numerosi operatori presenti.

Prima dell’inizio, ancora un piccolo fuori programma, una telefonata del Presidente Monti alla quale il Ministro non può non rispondere, quindi l’avvio del confronto in cui Mario Catania conferma di conoscere l’agricoltura e le sue problematiche soltanto come chi, come lui, è stato per trent’anni funzionario al Ministero prima di diventarne Direttore Generale e poi Ministro.

Dopo il saluto ed il benvenuto del Sindaco Ernesto Testa, il presidente di Assortofrutta Domenico Sacchetto ha presentato il quadro della frutticoltura cuneese, 3 milioni di quintali di frutta prodotti ogni anno su 10 mila ettari coltivati, i molti giovani che si sono fermati nel settore primario, ma anche le problematiche legate alla batteriosi del kiwi ed alla crisi di liquidità che le aziende stanno vivendo, all’eccessiva burocrazia ed alle nuove norme come il PAN, che rischiano di mettere ulteriormente in difficoltà il settore.

Domenico Paschetta, a nome del mondo cooperativo, ha ringraziato il Ministro per il suo impegno sulla nuova PAC, ma ha chiesto maggior impegno per favorire l’aggregazione, incentivare il ricambio generazionale, razionalizzare i controlli ed uniformare i regolamenti.

Ambrogio De Ponti, presidente di UNAPROA, l’unione nazionale delle organizzazioni di produttori di cui fa parte Asprofrut, ha sottolineato come Mario Catania sia stato un Ministro capace, “che non va in giro a tagliare nastri, ma va a Bruxelles a negoziare”, accennando al documento presentatogli sull’ortofrutta: prevenzione dei rischi delle crisi di mercato, rafforzamento del ruolo delle OP, minor burocrazia e, in ultimo, il PAN sull’uso sostenibile degli agrofarmaci: «Se passa così è un disastro, produrre le pesche da noi costerà 5 centesimi in più rispetto alla Spagna». Il Ministro Mario Catania prende la parola dimostrando di conoscere le problematiche di un settore che definisce “difficile”, il cui futuro parte da azioni di promozione per favore i consumi di frutta, per continuare con una maggior aggregazione del mondo produttivo, gli accordi con la Grande Distribuzione e la pressione nei suoi confronti per riportarla al tavolo interprofessionale, l’applicazione dell’art. 62 sui pagamenti di cui si assume la paternità, la preferenza per i prodotti nazionali, la filiera corta e la cooperazione.

Sono solo alcuni dei vari temi affrontati con competenza dal Ministro Catania (di cui riferiremo dettagliatamente sul prossimo numero del Corriere nell’apposita pagina di Agricoltura), unitamente all’analisi di quanto fatto (e quanto rimane da fare) a Bruxelles sul negoziato in corso per l’OCM ortofrutta (che potrebbe portare gli aiuti diretti anche in frutticoltura), e sulle novità emerse in quest’ultimo anno di Governo, senza tralasciare l’eccessiva fiscalità, IMU in testa, secondo il Ministro “pagata solo in una parte d’Italia”. Quasi un discorso da leghista, forse considerando l’assenza dell’assessore regionale Claudio Sacchetto, che ha declinato l’invito per il sentore che la sua presenza fosse poco gradita dagli organizzatori “politici” dell’incontro; in prima fila, ed in perfetta sintonia con il Ministro con cui aveva lavorato da Assessore, c’era invece il candidato del PD Mino Taricco, che ha chiesto “meno potere ai funzionari europei per il varo dei PSR regionali”.

La mattinata lagnaschese del Ministro è quindi proseguita con la visita alla Carni Dock, inaugurando il recente ampliamento di una delle principali realtà agroalimentari del Piemonte, che dal dicembre del 2009 può fregiarsi della certificazione DOP per il prosciutto crudo di Cuneo, che viene immesso sul mercato dotato del marchio che riprende la planimetria cuneiforme del capoluogo della Granda. oscar fiore

Il Ministro uscente alle Politiche Agricole Mario Catania, le scorse settimane è stato per due giorni in provincia di Cuneo; complice la campagna elettorale, non è però sfuggita agli agricoltori l’occasione per fare il punto della situazione sulla difficile situazione economica, che non risparmia l’agricoltura. In particolare, nel saluzzese si è incontrato con i frutticoltori, dimostrando di essere ben preparato sulla materia. Una cosa che potrebbe essere scontata per un Ministro, ma che non sempre lo è, soprattutto quando le nomine sono unicamente politiche.

«Ho avuto prima di me Ministri che sono andati via senza sapere nulla di agricoltura, così come quando erano arrivati» ha detto Mario Catania, forte della sua esperienza come funzionario e poi come direttore generale al Ministero stesso.

Tempo di bilanci per la fine di un’esperienza di Governo «Abbiamo lavorato su più fronti, anche se di lavoro da fare ne resta, a Bruxelles come a Roma. Abbiamo cercato di promuovere uno stile di vita che inviti a consumare più frutta e verdura, cercato di incentivare la crescita dell’aggregazione, cercato accordi con la GDO che rappresenta il nodo chiave per il rilancio del settore, e facendo pressioni per riportarla ad un tavolo interprofessionale in cui si dia preferenza alle produzioni nazionali. Credo che l’art. 62 sui tempi di pagamento dei prodotti alimentari deperibili, sia un buon risultato a favore dei produttori».

Nelle scorse settimane Catania ha partecipato a Bruxelles al negoziato per la riforma della PAC: «In un bilancio complessivo che si riduce, siamo riusciti ad aumentare la dotazione agricola, diminuendo gli aiuti diretti, che in realtà non aiutano l’agricoltura, ed aumentando la dotazione dei PSR. Nei prossimi sette anni i PSR saranno in grado di contribuire con 20 miliardi alla crescita del settore. Entro l’estate dovrebbe concludersi il negoziato sulla PAC e sull’OCM ortofrutta e, per la prima volta, anche le aziende ortofrutticole potrebbero aver accesso agli aiuti diretti. Per tutto il resto c’è già un accordo di massima che lascerà l’OCM pressoché invariata rispetto all’attuale».

Ma se tutto sarà come prima, come farà a ripartire il settore?

«Meno burocrazia, meno pastoie ed il ritorno alla centralità del settore agroalimentare per lo sviluppo del Paese. Negli ultimi 50 anni si sono persi 5 milioni di ettari coltivati, bisogna ridare all’agricoltura lo spazio che merita. Ho portato avanti una lotta convinta alla cementificazione dei terreni agricoli, non possiamo lasciare alle generazioni che seguiranno un territorio danneggiato. Bisogna poi lavorare alla creazione di un credito agrario specializzato, investire sulla regimentazione delle acque e cercare una fiscalità non eccessivamente dannosa per il settore, come l’effetto squilibrato che ha creato l’IMU sui diversi territori».

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