LAGNASCO – Il Comune ha venduto il Municipio detta così richiama alla memoria un vecchio film, in cui Totò vendeva la Fontana di Trevi ad uno sprovveduto turista americano. Qui però la finzione cinematografica non centra nulla e l’acquirente è una nota ditta, la “Fantino Costruzioni” di Cuneo, che conosce bene la realtà lagnaschese essendosi occupata negli anni scorsi dell’articolato lavoro di recupero architettonico dei Castelli Tapparelli. Ha presentato l’unica offerta alla gara indetta dal Comune, offrendo i 500 mila euro fissati a base d’asta. Potrà ricavare degli alloggi, grazie allo spostamento di volumetria approvato dal Consiglio comunale il mese scorso e confermato, al limite del numero legale, nella riunione della serata di martedì 11 settembre.
In quella sede il sindaco Ernesto Testa, dopo l’uscita dalla sala per protesta dei consiglieri di minoranza, ha comunicato ufficialmente l’esito della gara d’asta svoltasi giovedì scorso, anche se la notizia era già parzialmente trapelata nelle chiacchiere da bar.
Numerosi i commenti, in prevalenza di disappunto, senza contare lo scontato accostamento, da parte dei meno giovani, alla vendita ai privati dell’Ala comunale sul finire degli anni ’70.
Un’operazione che ha però le sue motivazioni, che forse potevano essere illustrate alla popolazione in un’assemblea pubblica ed essere così comprese o condivise, anziché pubblicare l’asta nel mese di agosto con i lagnaschesi “distratti” dai lavori frutticoli o dalle ferie.
L’opposizione sterile e tardiva della minoranza non è stata sufficiente a far rivedere le scelte all’amministrazione Testa: c’è in ballo un contributo regionale per l’efficientamento energetico del patrimonio comunale di 466 mila euro, che serviranno per il recupero funzionale del vecchio Palazzo Comunale. Un contributo che dovrebbe coprire il 54% del progetto preliminare (che ammonta in totale ad 846 mila euro) per la sistemazione del vecchio immobile, ubicato nel cortile, dietro l’attuale casa comunale. Dovrà ospitare uffici pubblici, sala consigliare e di rappresentanza ed i locali di servizio (attualmente, oltre alle Poste, ospita un alloggio, la sede di alcune associazioni e l’archivio).
Dove reperire la parte di finanziamento comunale? In periodi di magra per le casse pubbliche, impossibilitati a contrarre nuovi debiti, si è così fatta strada l’ipotesi di vendere il “nuovo” Municipio. Costruito tra il 1986 ed il 1989, anno in cui si trasferirono gli uffici comunali, per le sue particolari caratteristiche architettoniche non va certamente nella direzione dell’efficienza e del risparmio energetico; l’altezza eccessiva dei due piani di cui è composto e le vetrate perimetrali ne sono la principale riprova, oltre ad essere esteticamente discutibile e poco funzionale. Caratteristiche che probabilmente all’epoca non furono giudicate così negative dall’amministrazione comunale, che di lì a poco avrebbe annoverato tra le proprie fila anche il giovane consigliere Ernesto Testa. Sua ora l’idea di restituire all’uso residenziale quell’immobile in centro, con tutte le ripercussioni positive che potrà avere sulla vivibilità della piazza centrale, già impreziosita dal recupero del Caseggiato Boyle.
L’asta ha premiato chi ha ristrutturato il Castello, proprio quello che il Comune ha comprato prima di vendere il Municipi l’intreccio, a questo punto, poteva essere più concreto ed audace, trasferendo la sede del Comune nel complesso storico, appropriato contenuto di un contenitore ancora troppo poco utilizzato.
LAGNASCO – “Anni ’80 via l’Ala, anni 2000 via il Municipio la storia si ripete”: è il messaggio scritto dai quattro consiglieri di minoranza su una stampa storica che ritrae la struttura coperta di piazza Umberto I, consegnata al Sindaco insieme ad una lettera con la motivazione del gesto, prima di abbandonare l’aula consiliare.
Martedì sera il Consiglio comunale era chiamato a rettificare la Variante parziale al Piano Regolatore, già approvata in prima battuta due mesi fa (con la contrarietà della minoranza e l’astensione del consigliere di maggioranza Luca Dardo), che oltre al via libera per l’intervento di edilizia convenzionata in via Tapparelli, trasformava la destinazione d’uso dell’attuale Municipio da servizi a residenziale. Ed è a questo punto che la minoranza ha letto il documento di “assoluta contrarietà alla decisione di vendere il Municipio” e comparando il fatto storico dell’Ala, ha lasciato l’aula rischiando di far saltare il numero legale, considerando l’assenza di due consiglieri di maggioranza.
Un gesto accolto con stizza dall’assessore Luca Beltrame: «Non discutere ed abbandonare l’aula è pura mancanza di rispetto, tanto più che la minoranza nulla ha eccepito quando si è analizzato il progetto in commissione».
«Facessimo conoscere ai lagnaschesi le spese di gestione che ha questo immobile, capirebbero che era l’unica decisione di buon senso» ha commentato il vicesindaco Marco Gallesio, ponendo involontariamente l’accento proprio su un aspetto non secondario la mancata comunicazione alla popolazione.
Anche il sindaco Ernesto Testa, ribadendo la bontà della decisione, ne ha indirettamente confermato la carenza: «Se non si conoscono tutti gli elementi è probabile che le conclusioni siano affrettate. Ci sono dei costi elevati di gestione, abbiamo un municipio storico che abbisogna di manutenzione, uno nuovo che non risponde più ai requisiti energetici, funzionali e di barriere architettoniche. Piacerebbe a tutti incrementare il patrimonio anziché dismetterlo, ma questa, non è un caso, è la direzione di tutte le amministrazioni pubbliche, dobbiamo limitarci a tenere in buono stato ciò che effettivamente serve. Abbiamo la possibilità di sfruttare un finanziamento pubblico di 466 mila euro, cosa rara di questi tempi, con la vendita del nuovo completeremo il recupero del vecchio Municipio e ci saranno risorse anche per altre opere. L’intervento edilizio sulla piazza dovrà rispettare determinati cardini e, nel suo complesso, Lagnasco ne uscirà valorizzato».
La prima fase sarà ora l’approvazione del progetto di recupero del vecchio Palazzo Comunale; soltanto a lavori ultimati (l’ipotesi parla di tre anni) ci sarà il trasloco degli uffici e la definitiva cessione del fabbricato affacciato sulla piazza.
o. f.