“Cooperative di conduzione associata”: potrebbe essere questo il ruolo delle coop per superare le difficoltà della crisi che sta facendo sentire i propri effetti anche in agricoltura.
Lo sostiene Domenico Paschetta, presidente provinciale di Confcooperative, la principale centrale cooperativa che venerdì 27 gennaio, presso il centro incontri della Provincia a Cuneo, rinnoverà nell’Assemblea i propri vertici per i prossimi quattro anni.
Paschetta, 50enne lagnaschese attivo nell’ambito della cooperazione ortofrutticola, è alla guida di Confcooperative Cuneo da sette anni, quando subentrò a Mino Taricco, nominato assessore regionale nella Giunta Bresso.
Partiamo dalla domanda più scontata: qual è il bilancio di quest’ultimo mandato?
«Sono stati quattro anni intensi nel panorama nazionale ed internazionale, ma lo sono stati anche per noi e per il nostro sistema di imprese cuneesi. Se si analizzano i dati che hanno caratterizzato Confcooperative Cuneo nel corso degli ultimi quattro anni, si rileva una crescita progressiva della rappresentanza associativa, che ci ha visti e ci vede impegnati in relazioni importanti con le istituzioni, con le organizzazioni sindacali, con le altre associazioni di categoria, gli enti locali, la camera di commercio, ma soprattutto ci vede presenti nei contesti istituzionali ed economici di tutti i settori nei quali operano i nostri associati».
Quanto ha inciso la crisi economica sulle vostre cooperative?
«Il sistema di Confcooperative, con le sue quasi 400 associate, in questi anni ha dimostrato di essere attivo, dinamico e fortemente insediato nel panorama economico cuneese, in cui rappresenta il 7% del PIL provinciale. Confcooperative Cuneo è cresciuta per numero di cooperative aderenti, anche se in modo meno esponenziale rispetto al precedente quadriennio. Tale condizione si è generata a fronte di una delicata congiuntura economica che sta portando le cooperative a muoversi in termini di aggregazione attraverso forme associative e consortili per ampliare gli sbocchi commerciali dei propri prodotti e creare sinergie di scala all’interno del proprio mercato di riferimento. La cooperazione ha sempre avuto un ruolo anticiclico rispetto ai periodi di crisi, anche se il perdurare di questa situazione difficile, sta facendo soffrire anche le coop».
“Essere straordinari in tempo di crisi”: cosa significa il titolo che avete dato alla vostra assemblea?
«La vera cooperazione, raggruppata in un sistema come il nostro, può essere un valore aggiunto unico che può permettere alle aziende di uscire da questo periodo difficile. L’intersettorialità deve essere fonte di sinergie tra i differenti settori produttivi, tra società che condividono gli stessi principi mutualistici ed imprenditoriali. Dobbiamo rafforzare e ricapitalizzare le nostre cooperative ed avviare progetti intersettoriali, che siano in grado di coinvolgere tutta la filiera produttiva e fare sistema. Non a caso le Nazioni Unite hanno definito il 2012 come Anno Internazionale delle Cooperative, perché nel mondo stanno crescendo riuscendo a ritagliarsi il ruolo di mediatrici tra le economie di mercato e la società civile».
Principi applicabili anche in ambito agricolo?
«L’agricoltura sta attraversando un periodo difficile, soprattutto l’ortofrutta e la carne, mentre vanno meglio latte e cantine. Si tratta di situazioni a livello globale, ma che dobbiamo affrontare con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione. Anche qui vale il discorso delle dimensioni: dobbiamo riuscire a creare masse critiche in grado di affrontare i mercati con un certo potere, anche se non è un dogma, e creare progetti di filiera che coinvolgano altri settori. Si possono poi mettere in pratica nuove forme di cooperazione, come quelle di conduzione associata».
Un modo per creare aziende più grandi ed abbattere i costi fissi?
«È una forma di cooperazione già attiva in altre parti d’Europa ed in altri settori: ci sono aziende agricole che non hanno ricambio generazionale, dove la possibilità di continuare e di stare sul mercato si riduce ogni giorno. La cooperazione di conduzione associata è un buon sistema per mantenere autonomia, ma suddividere i costi per la meccanizzazione, la sicurezza e tutte quelle spese fisse che sono sopportabili soltanto più con un’adeguata superficie produttiva. Serve un cambio direzionale, il Paese può ripartire solo con nuovi approcci».
Con queste prerogative si appresta alla riconferma per i prossimi quattro anni?
«Le indicazioni delle assemblee parziali mi hanno portato ad assumermi la responsabilità di guidare Confcooperative anche per i prossimi quattro anni. Se l’Assemblea lo confermerà proseguiremo nel lavoro avviato per metterci alle spalle la crisi».