LAGNASCO – C’era una folta rappresentanza della comunità parrocchiale, mercoledì della scorsa settimana, alla Messa di commiato di Don Gianni che lascia Lagnasco dopo trent’anni di servizio. Un saluto fortemente voluto ed interamente organizzato dai parrocchiani per esprimere il proprio grazie e per salutare degnamente il proprio pastore, che si fermerà in paese ancora qualche settimana non essendo ad oggi stata ufficializzata la data dell’ingresso del nuovo parroco, Don Giovanni Barbero.
Una celebrazione che ha strappato applausi e qualche lacrima, aperta con il balletto ed il canto dei bambini dell’estate ragazzi, proseguita con il saluto di Gigi Colombano a nome dei parrocchiani e conclusa con l’intervento del sindaco Ernesto Testa (alla presenza dell’amministrazione comunale quasi al completo, tra cui l’ex sindaco Bruno Mana) a nome della comunità che rappresenta. Un discorso pieno di affetto, non di circostanza, ma circostanziato, a tratti quasi informale e senza tralasciare gli aspetti caratteriali di Don Gianni. Il parroco non si è fatto tradire dall’emozione, ha celebrato nel suo stile apprezzabile e puntiglioso, raccontando alcuni aneddoti del suo trentennale lagnaschese, partendo dalla richiesta del Vescovo del 1981: «Mi chiese di venire a Lagnasco, le diedi la risposta dopo qualche giorno, dopo aver pregato sul Pelvo». E da quell’ascesa ad uno dei monti simbolo della sua vallata di origine, la Valle Maira, i sei lustri trascorsi a Lagnasco, dove ha messo in luce il suo carattere concreto e deciso, schivo e diretto. Ottimo cerimoniere, eccellente predicatore, attento curatore del patrimonio parrocchiale: questo, al di là degli aspetti caratteriali, rimarrà Don Gianni nella memoria dei lagnaschesi e nella storia parrocchiale.
«Vi ringrazio perché il parroco da solo, se non ha la collaborazione di tutta la comunità, non può far nulla. In questi trent’anni di cose ne sono state fatte, ed il merito è vostro - ha sottolineato il parroco con la consueta modestia - ad una certa età, e quando la salute non sempre accompagna, bisogna però sapersi fermare» giustificando così la sua richiesta al Vescovo di esser sollevato dall’incombenza della Parrocchia con nove mesi d’anticipo rispetto alla consueta età della quiescenza. Don Gianni tradisce l’ufficialità della celebrazione soltanto verso il termine, quando l’amministrazione comunale le dona una ristampa di una cartografia del 1700 in cui compaiono tutti i suoi “luoghi” (Albaretto, il Pelvo, Lagnasco e Busca) e durante la lode finale, in cui saluta affettuosamente con la mano i suoi parrocchiani.
Sul sagrato, dove in suo onore è stato anche allestito un piccolo rinfresco, è un bagno di folla; quelli che Don Gianni non ha mai amato, complice il carattere semplice e riservato, ma cui questa volta si concede con visibile soddisfazione, con baci e strette di mano ai suoi compaesani di trent’anni.oscar fiore