Descrizione
LAGNASCO – L’amministrazione comunale sembra orientata a concedere l’autorizzazione per l’insediamento di una cava nei pressi del complesso della Grangia. Questa almeno l’impressione scaturita dal consiglio comunale, cui il sindaco ha portato all’attenzione una petizione in cui emerge la contrarietà di residenti ed aziende agricole della zona. Sulla questione, nel dicembre scorso, aveva già presentato un’interrogazione la minoranza consiliare, ma all’epoca il procedimento non era ancora stato avviato. Dopo due passaggi in commissione urbanistica, la petizione popolare è l’occasione per tornare a parlare pubblicamente dell’argomento e per fare il punto della situazione su un iter autorizzativo che sarebbe ormai in dirittura d’arrivo. La cava, che i tecnici definiscono in realtà “sfruttamento di giacimento” non essendo previsto un impianto di lavorazione, ma unicamente l’asportazione del materiale inerte, dovrebbe sorgere in un terreno di circa 20 giornate piemontesi tra l’ex statale Saluzzo – Savigliano, via Praetta ed il complesso della Grangia. La richiesta è stata avanzata dalla ICAS di Savigliano, l’autorizzazione avrà una durata di cinque anni nel corso dei quali entreranno nelle casse del Comune 95 mila eur questo il vero oggetto del contendere, in periodi di vacche magre per i bilanci pubblici; ciò significa che saranno estratti circa 288 milioni di metri cubi di materiale (all’ente locale vanno infatti 33 centesimi al metro, altri 14 cent li incamera la Regione). La Conferenza dei Servizi, l’organo che dal 2000 ha sostituito la commissione regionale tecnico-consultiva per valutare le istanze relative all’attività estrattiva di cava, si è riunita nel maggio scorso. È composta da tecnici e rappresentanti di Regione, Provincia, Comune ed Impresa richiedente: sono state richieste alcune modifiche e migliorie e la nuova Conferenza, convocata per martedì prossimo (ma potrebbe esserci uno slittamento di qualche settimana richiesto dalla Provincia) potrebbe già esprimere il proprio parere positivo all’insediamento della cava; a quel punto sarà il Comune a concedere l’autorizzazione definitiva. Il terreno interessato era di proprietà dell’Ordine Mauriziano e nel giugno dello scorso anno è stato alienato dalla Fondazione che ne sta ripianando i debiti, agli affittuari (e da questi alla ICAS) nell’ambito della “cordata Coldiretti”, che portò 29 aziende del saluzzese ad acquistare con un’unica offerta oltre mille ettari di terreno, per circa 61 milioni di euro. Su tutti i terreni dell’ex Mauriziano, la Regione nel 2005 mise un vincolo all’uso agricolo, per evitare speculazioni a danno degli agricoltori affittuari nel momento della vendita; il provvedimento della Giunta Bresso è decaduto a fine 2008. Nel giugno 2009, la stessa Giunta Regionale ha quindi approvato il Piano Paesaggistico Regionale, che prescrive determinate prescrizioni d’uso per alcuni beni, tra cui i Tenimenti dell’ex Ordine Mauriziano; un piano che, al momento, non è però ancora mai diventato operativo. «Non ci sono elementi legislativi che impediscano l’insediamento in quel terreno di una cava», ha detto il sindaco Ernesto Testa al consiglio comunale, seguito per l’occasione da un gruppo di firmatari della petizione. Nel documento si fa riferimento alla deturpazione dell’area dal punto di vista paesaggistico ed ambientale, con la compromissione della vocazionalità agricola, delle falde acquifere e delle stesse linee guida del citato Piano Paesaggistico Regionale. Si pone inoltre l’accento sulla vicinanza con gli storici fabbricati della Grangia, sottoposti a vincolo delle Belle Arti e dei problemi alla viabilità per l’incremento di traffico che potrebbe aggravare il difficoltoso attraversamento dell’ex statale. Il primo cittadino ha risposto ad ogni punto della missiva, sottolineando alcuni dettagli del progetto e le richieste già accolte dalla ditta, prima fra tutte la completa sistemazione dell’area entro otto anni. «Le precauzioni prese ci danno la tranquillità di concedere questa autorizzazione – ha concluso il primo cittadino – certi che dovremmo riconoscere i vantaggi che ne deriveranno, principalmente a chi ne subisce il disagio. Penso alla rotonda per l’attraversamento della 662 ed all’allargamento di via Praetta fino al confine con Scarnafigi». «La petizione cambia le cose rispetto a quanto detto in commissione urbanistica – è intervenuto il capogruppo di minoranza, Bruno Mana, unico astenuto nella successiva votazione – serve un confronto con i firmatari». oscar fiore